Sull’E45 una buca tira l’altra e quando piove diventa una trappola.
LA SCRITTA che cerchi è quella più in basso, seminascosta dalla cuspide dello spartitraffico. Sei a Ravenna, giri a destra, imbocchi la rampa e a 362 km di distanza ti aspetta Roma. Fino ad Orte è tutta dritta, nemmeno un semaforo. Verrebbe da dire che è una passeggiata. Per cambiare idea basta poco. Giusto una manciata di minuti a saltellare sulle sospensioni ed ecco che l’E45 ha già fornito il suo biglietto da visita fatto di buche e avvallamenti che si susseguono a ritmo continuo. Per lo meno nella prima parte del tratto romagnolo che dovrebbe essere più facile mantenere sotto controllo.
La striscia di asfalto non riesce mai a guarire dalla sua terribile malattia cronica: l’usura. Un’usura che corre talmente veloce da rendere obsoleti tutti gli interventi di manutenzione che l’Anas ciclicamente esegue sulla strada. Dal rattoppo volante effettuato dagli operai armati di catrame e badile, ai più complessi interventi di riasfaltatura.
NELL’AREA ravennate, il tratto peggiore è probabilmente quello compreso tra lo svincolo per la Standiana e Case Murate. A Pievesestina, in corrispondenza della bretella di collegamento all’A14, inizia il tratto cesenate. Il conducente ha margine per una boccata di ossigeno e in effetti a parte qualche saliscendi servito in ordine sparso, la marcia è tranquilla fino all’inizio del tratto appenninico.
A Mercato Saraceno si torna a ballare, mentre da Sarsina serve l’elmetto da speleologo perché si va in galleria. Ce ne sono cinque, in rapida successione, tutte piuttosto corte, che fanno da anticamera al lungo tunnel di Quarto. Lungo questo tunnel si guida nella penombra per un paio di chilometri. Ora la strada sale, la pendenza si sente, ma la strada è buona. I lavori nella zona di San Piero in Bagno sono recenti e il risultato si vede. I guardrail rialzati rassicurano soprattutto in curva, mentre di buche non ce ne sono.
E’ FATTA? Non scherziamo, siamo solo all’inizio. Ancora avanti ed ecco lo svincolo di Bagno di Romagna. A destra c’è la raffinata località termale, con gli gnomi che ne abitano i boschi. Dritto invece inizia la galleria della Roccaccia, poche luci e tante macchie sulle pareti. Il tratto successivo per ci ha buona memoria fino a qualche tempo fa era un inferno. Sette chilometri di tornanti sulla strada provinciale, perché l’E45 era chiusa e, al rientro, un semaforo a regolare il traffico sul viadotto Fornello. Ora si prosegue spediti fino alla Toscana, che invece è ancora sotto ai ferri.
Tra Pieve Santo Stefano e Sansepolcro ci sono quattro cantieri ravvicinati, col traffico che in un tratto è a doppio senso di circolazione sulla stessa carreggiata. Vedere un camion che si affaccia dietro la curva suonando il clacson fa trattenere il fiato. Nel frattempo inizia a piovere.
QUANDO piove l’E45 diventa una trappola. L’asfalto è scivoloso e l’acqua forma pozzanghere, oltre a scavare buche. Altre buche, sempre buche. Si passa un viadotto dietro l’altro. La corsia di emergenza non c’è. E se un auto finisce in panne che succede? Dopo la Toscana arriva l’Umbria e allora sì, finalmente si può dire che il peggio è finito alle spalle, insieme ai monti. Nel tratto finale della strada che conduce a Orte le cunette diventano una rarità e sul volante non servono più gli artigli. Ti rilassi e ti godi il panorama, pensando a come sarebbe stato bello farlo anche nel cuore dell’Appennino.
L’Anas nel 2016 ha approvato un piano di manutenzione straordinaria da 1,6 miliardi di euro. <<E’ il più importante investimento mai destinato a questa infrastruttura>> ha commentato il presidente Gianni Vittorio Armani, che punta a cambiare volto una volta per tutte la strada. Si metterà mano ai viadotti, alle gallerie, alle barriere di sicurezza, all’asfalto. A tutto. Sperando che questa sia la volta buona e che l’E45 finisca di risucchiare nella sua miriade di voragini le gomme degli automobilisti. E i denari dello Stato.
da Il Resto del Carlino, articolo di Luca Ravaglia
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