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Secondo una sentenza della corte europea dei diritti umani di Strasburgo, lo stato italiano dovrà risarcire 371 cittadini. I cittadini in questioni risultati positivi a aids o a epatite b o c. Tutto ciò in riferimento alle trasfusioni di sangue o emoderivati infetti, ricevute tra gli anni 70 e gli anni 90. La sentenza riguarda un gruppo ristretto di pazienti che si sono riuniti per presentare il ricorso a Strasburgo. In totale gli italiani viventi infettati da trasfusioni di sangue malato sono circa 120mila.

Nel ricorso era stato richiesto un risarcimento di 630mila euro per le famiglie degli infettati deceduti, 430mila per i viventi. La corte ha riconosciuto risarcimenti molto inferiori, e solo per i viventi.

La battaglia è stata lunga ed estenuante, è durata circa 30 anni. In questo periodo 4.500 persone sono morte senza ricevere l’equo indennizzo di 100mila euro. La corte ha condannato l’Italia sostanzialmente per i tempi lunghi legati ai risarcimenti. Definisce adeguata, tuttavia, la somma di 100mila euro prevista come forfettaria per ogni persona danneggiata. La cifra è stabilita dalla legge 114 del 2014. La legge non tiene conto delle  diverse categorie di malati, di quanti ancora in vita o già deceduti.

Non è la prima volta che la corte di Strasburgo bacchetta l’Italia per lo scandalo del sangue infetto. Nel 2013 i giudici europei avevano infatti accolto il ricorso di 162 persone. Stabilendo, così, che lo stato doveva versare l’indennità integrativa speciale prevista dalla legge 210\1992 (rivalutazione annuale adeguata al costa vita).

Il ministro Lorenzin aveva annunciato lo stanziamento di 100 milioni di euro per gli indennizzi in favore dei cittadini infettati. Prima della sentenza del 2013 alcuni pazienti ricevevano un indennizzo bimestrale per effetto della stessa legge 210. L’indennizzo si aggirava tra i 500 e 700 euro al mese, a seconda della gravità dei danni subiti. Dopo la decisione della corte dei diritti umani la cifra è stata aumentata di 100 euro. La cifra è da intendersi quale contributo al sostenimento delle spese per farmaci e ticket a carico dei malati. Su 120mila malati, ad oggi, 30mila ricevono l’indennizzo mentre agli altri 90mila non è stato riconosciuto questo diritto!

Tra il 1970 ed il 1990 sono circa 120mila le persone che si sono ammalate di aids ed epatite. 4.500 le persone morte a causa dei mancati controlli sul plasma e sui farmaci emoderivati. Il sangue “malato” in circolazione tra glia anni settanta e novanta ha mietuto molte vittime. Ha contagiato soprattutto emofiliaci e talassemici che hanno bisogno costante di trasfusioni, ma anche pazienti trasfusi, dopo interventi chirurgici.

L’accusa, per diverse case farmaceutiche, fu di avere immesso sul mercato flaconi di sangue prelevati a  soggetti a rischio. Questi flaconi non furono controllati dal servizio sanitario nazionale, pagando tangenti a medici e politici. Tra gli indagati ci fu l’allora direttore del servizio farmaceutico del ministero della sanità, accusato di omicidio colposo.

INFORMAZIONI SULL’INDENNIZZO A FAVORE DI SOGGETTI DANNEGGIATI DA SANGUE INFETTO

Nel 1992 è stata emanata una legge riguardante l’indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati, la legge 210\92.

È importante chiarire che non si tratta di un risarcimento del danno. Si tratta di una somma che lo stato concede per testimoniare l’interesse della comunità alla tutela della salute individuale.

Tutti i soggetti che presentano danni irreversibili causate da somministrazioni di emoderivati o da trasfusioni, hanno diritto a chiedere l’indennizzo. Per danno irreversibile si intende una epatopatia attiva e non solo la presenza del virus o la positività al test.

Nel caso la persona sia ancora in vita riceverà un assegno calcolato sulla gravità dei danni subiti. Tale assegno, in caso di morte del beneficiario, continua ad essere erogato in favore degli eredi per 15 anni. Se la persona è deceduta prima di ottenere il risarcimento o prima di farne richiesta, gli eredi hanno diritto ad un assegno. L’importo è di 77.468,53 euro, una tantum, nel caso in cui sul certificato di morte risulti che il decesso è avvenuto per cause strettamente connesse all’infezione. Per esempio: cirrosi, carcinoma epatico ecc..

Qualora a seguito di trasfusione è stato contratto l’hiv, il danneggiato ha 10 anni dal momento in cui è venuto a conoscenza dell’infezione irreversibile per fare richiesta di indennizzo. Per epatiti (hcv e hbv) post trasfusionali o per danni da vaccinazioni obbligatorie il danneggiato ha solo 3 anni di tempo per fare richiesta dal momento in cui si è accorta dell’infezione irreversibile. I termini decorrono dal momento in cui l’avente diritto viene a conoscenza del danno irreversibile causato e non dal momento della scoperta della semplice infezione.  È tuttavia consigliabile presentare domanda di accertamento non appena si è venuti a conoscenza dell’infezione al fine di verificare il nesso causale.

Wilson Cavaliere

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